Quando si abbandona la SS12, con Modena alle spalle, seguendo lo svincolo che sale verso Serramazzoni, superati i tornanti e la vista che dal Cimone si allunga fino alla Pietra di Bismantova nei giorni di gran sereno, dopo i primi agglomerati di villette è lì, sulla sinistra. “Bottega Scorcioni, dal 1932” si legge sull’insegna.
«Sono nato proprio qui il primo dicembre 1956 – dice Claudio Scorcioni, titolare dell’omonimo negozio di alimentari, macelleria, gastronomia in via Roma 478– in questa casa che i miei genitori hanno abitato dopo il rientro dal Venezuela, dove erano emigrati anni prima, in cerca di fortuna e di lavoro. Mio papà qui faceva il camionista, là invece aveva aperto una gelateria che esiste ancora, Gelateria Italia si chiama ed è gestita da tedeschi».
«Serramazzoni in quegli anni era una cittadina vivacissima – ricorda Scorcioni – ci venivano da Modena e dalla provincia in tutte le stagioni: d’inverno era rinomata stazione sciistica con uno dei primi skilift sulle piste, d’estate era un vero paradiso rispetto all’afa della pianura. Per noi bambini l’arrivo della neve era proprio una festa. E ne veniva parecchia, non come adesso. Eppoi era bellissimo perché spesso i villeggianti che arrivavano con i bambini portavano anche un sacco di giochi e macchinine a pedali e biciclette, e noi giocavamo con loro».
«Noi eravamo quelli del Rione “di qua” – sorride Scorcioni – via Roma e dintorni era infatti un quartiere che stava crescendo grazie a chi tornava dopo anni all’estero e si contrapponeva a “quelli di là”, quelli della via XXIV Maggio. Due bande che da bambini si contrapponevano a suon di giochi e dispetti e dispetti e giochi, con una rivalità tra virgolette che poi invece è scemata con gli anni, rendendoci uniti e complici da più grandicelli».
«Uno dei più grandi dispetti che mi abbiano fatto i miei invece è stato mandarmi all’asilo. Beh, dai, due giorni. Ci divertivamo così tanto che andare all’asilo con tutte quelle regole e divise e orari e ordini praticamente era proprio una punizione. Per fortuna ci son stato solo due giorni, appunto. Non è che abbia amato di più le elementari eh, diciamocelo. Facevo parte degli zucconi – ride – e allora le maestre bocciavano. Per tutta una serie di motivi anche a me hanno bocciato. In seconda elementare. Io e il mio amico del cuore, assieme, compagno di mille avventure, anche da più grandi a ripetere la seconda elementare. E delle elementari ricordo ancora lo shock subito quando c’era la gita al Sasso della Strega. Per conquistarsi un posto in autobus bisognava partecipare e vincere la gara delle tabelline. Mi sono incantato sull’8per8 e mi hanno lasciato a casa. Ma davvero! Una delusione potentissima. E una rabbia, una rabbia… E sai cosa abbiamo fatto io e il mio amico, sempre lui, sempre lo stesso, qualche mese dopo? In bicicletta io e lui ci siamo andati da soli, al Sasso della Strega. Una fatica che non ti dico ma che soddisfazione. Di buono mi ricordo il mitico maestro Giulio invece, che ci affascinava con i suoi esperimenti scientifici e amava insegnare».
«Alle medie – continua Scorcioni – le classi erano divise, i maschi da una parte e le femmine dall’altra. Non ci restava che guardarle in pineta, o in piscina, le ragazze, e aspettare il cambio delle villeggianti di luglio e agosto, o andare a fare i maschi al mulinetto, il mulino abbandonato dove andavamo a fumare la “videipa” (vitalpa) che faceva schifo ma ci sentivamo grandi, noi a fumare quella robaccia. Poi è arrivata l’adolescenza e a parte le ragazzine è stato il periodo dell’autostop e sono arrivato fino in Iran, col mio amico di sempre, anche se i miei erano convinti che fossi in Trentino a raccogliere le mele…».